Un giorno di terra
“Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe,
il regno dei ragni cucirebbe la pelle,
e la luna tesserebbe i capelli e il viso,
e il polline di Dio, di Dio il sorriso”.
Mi vengono in mente le parole di questa canzone di De Andrè mentre sono seduto in mezzo ad un campo durante il deserto. La canzone parla della libertà, di come niente possa distruggerla perché viene continuamente riassemblata, ricostruita dalla natura, fino a quando Dio le restituisce il sorriso, la vita.
Mi viene in mente perché ognuno di noi sta costruendo con terra e acqua il proprio se stesso: per farlo dobbiamo immergere le mani nel fango rosso e plasmare la terra, nello stesso modo in cui Dio ha raccolto la sabbia prima di soffiare la vita al suo interno.
In mezzo alla Natura è semplice percepire che è dalla Terra che nasce la vita. Qua abbiamo la possibilità di vivere con pienezza e verità il contatto con la Terra, che a casa abbiamo quasi del tutto perso, abituati come siamo alla città e al cemento.
Abbiamo piantato gli alberi nella parte di foresta che non esiste più. Le piccole piante che ora sono alte solo qualche centimetro tra qualche anno saranno alberi. Oggi, per la foresta, non siamo stati altro che il soffio che restituisce la vita. Ho sentito che Dio ha agito attraverso le nostre mani per ridonare alla foresta i fratelli che aveva perso.
Come la libertà, la Vita vince: noi siamo solo un piccolo contributo per la rivincita della Terra.
GIACOMO C.