Il cambiamento più grande è dentro di noi
In questa route abbiamo capito il valore dell’incontro con l’altro. Ci siamo messi al servizio del prossimo, della comunità Papa Giovanni XXIII e abbiamo dato a loro aiuto per quel che avevano bisogno.
I ragazzi hanno già raccontato nei dettagli quello che abbiamo fatto nei loro racconti precedenti. Ora è il momento di tornare a casa.
“Ci sono tantissimi poveri al mondo che non verranno mai da noi, da quelli dobbiamo andarci noi. Loro sono miei fratelli”.
Questa frase di Don Oreste Benzi mi ha ronzato in testa per tutta la route.
È questo quello che abbiamo fatto, è questo quello che conta.
Noi abbiamo preso un aereo e abbiamo volato per stare con questa gente, e speriamo di aver lasciato almeno un sorriso in loro, un segno di fraternità, perché anche loro sono nostri fratelli.
Sono molto orgogliosa e contenta di essere partita con questa comunità.
Il servizio che siamo stati chiamati a svolgere è stato svolto appieno e le persone che ci hanno ospitato ci hanno ringraziato tanto del lavoro fatto.
Quando si parte per una missione si pensa sempre di partire per stravolgere e cambiare il mondo, per poi arrivare e capire che quel che possiamo fare è davvero poco.
Ma questo “poco” è solo una nostra sensazione. È poco per questo clan che ha una grande energia, una grande voglia di FARE, di spaccare tutto e di più, molto di più.
Ma quello che conta è il fatto, come dice Don Benzi, di essere andati a trovare quell’altro che non sarebbe mai arrivato da noi.
È l’essere stati con loro, aver giocato con i bambini, aver cucinato e pregato con le suore.
Il cambiamento più grande deve avvenire dentro di noi. Affinché, dopo aver “visto”, non possiamo più fare finta di niente.
Quello che sicuramente mi porto a casa da questa route è la testimonianza delle suore che con tanta gioia, purezza d’animo ci hanno raccontato le loro scelte di vita e di come sono state guidate dal Signore per farle.
Mi porto a casa gli occhi della gente che abbiamo incontrato in strada, dei sorrisi che se anche per poco abbiamo cercato di condividere insieme.
Mi porto a casa la dolcezza dei bambini con cui abbiamo giocato.
Mi porto a casa anche un po’ di stanchezza, ma una stanchezza bella.
E mi porto a casa tutte le testimonianze delle persone che abbiamo incontrato, affinché anche noi, dopo questi blog, riusciamo ad essere dei testimoni attivi e attenti nella nostra realtà in Italia.
Ah dimenticavo, guidare il pulmino delle suore in Grecia è stata un’avventura che mi ha un po’ terrorizzato per la responsabilità che mi hanno dato. Ma che figata.
Gaia