Rendere sacro il tempo

Sacrificare il tempo, questo è ciò che mi passava per la testa l’8 Settembre 2024 mentre sfrecciavo in sella a una moto tra le stradine scoscese e sterrate di Idegenda. A guidare la moto era Abduli, un ragazzo del villaggio che ci aveva appena salutati dopo aver passato i giorni in foresta con noi.
Sacrificare il tempo cioè renderlo sacro, non sacro come devoto a una qualche guida spirituale ma sacro come importante, stimolante, sacro da riconoscerne la bellezza e quindi preferirlo alla routine quotidiana tanto da abbandonarla. Per me partire è stato questo.
Dopo essere scesa dalla moto ho aspettato 5 minuti da sola sulla strada principale del villaggio, non avevo paura, tutti mi guardavano e io guardavo loro mentre svolgevano le loro attività quotidiane. In quel momento ho avuto tempo di ascoltare solo i miei pensieri, riflettevo sempre sul tempo, su come ai nostri occhi europei vada a rilento in Tanzania. Più volte in questa settimana abbiamo pensato che loro non facessero niente, che seguissero l’ombra senza mansioni precise a cui dedicarsi, di conseguenza poi ho pensato a noi europei che durante la giornata lottiamo per trovare un’ora libera per riposarci, che ci sentiamo in colpa a non far nulla per un pomeriggio, che a volte ci riempiamo di cose da fare solo per non pensare.
Questo discorso non vuole essere messo su un piano socio politico, non voglio avere alcuna spiegazione del perché sia così. Mi accontento di avere riconosciuto e un po’ invidiato la bellezza della concezione del tempo tanzaniano.

Virginia

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